Lezione 21 La decolonizzazione

Decolonizzazione e nascita del Terzo Mondo

Ryszard Kapuściński, corrispondente estero dell’agenzia di stampa polacca PAP, tra il 1965 e il 1981 viaggiò tra l’Africa, l’Asia, l’Europa e le Americhe, assistendo e raccontando al mondo guerre, colpi di stato, rivoluzioni: la fine dei regimi coloniali europei. Così racconta la decolonizzazione nel libro Nel turbine della storia:

«Proviamo a paragonare tra loro la carta geografica del mondo all’inizio del XX secolo e quella della sua fine. Sono completamente diverse.

Sulla prima il mondo appare diviso in due parti distinte. La prima è colorata di rosa. Salta subito agli occhi che questo colore è in minoranza e che corrisponde a un piccolo numero di stati. Piccolo ma importante. È il gruppo degli stati che governano il pianeta, sono i padroni delle colonie interne e d’oltremare, dei territori assoggettati e da loro dipendenti.

Le restanti parti della mappa, enormi, sono invece da colorare di giallo. Sono le vaste zone del nostro globo abitate da gente dipendente, sottomessa, privata della sua soggettività politica e statale.

Se oggi, a distanza di cento anni, prendiamo in mano l’odierna mappa del globo testimoniante lo stato delle cose fino alla fine del secolo, constatiamo che il suo colore è uniforme e che vi appaiono circa duecento Stati, almeno formalmente indipendenti. Ecco la fondamentale evoluzione compiuta dalla storia nel nostro secolo: elevare miliardi di nostri fratelli e sorelle alla dignità di cittadini dei loro stati sovrani. Nella storia dell’umanità non si era mai verificato, né mai più si verificherà, un evento del genere. […]

Questo grande movimento di continenti assoggettati verso la libertà ha anche rappresentato, sul piano della civiltà, uno straordinario fenomeno dal quale è nato un mondo multiculturale completamente nuovo. Va da sé che la varietà delle culture è sempre esistita: sono anni che l’archeologia, l’etnografia, la storia orale e scritta ci forniscono innumerevoli testimonianze circa la loro ricchezza e diversità. Nei tempi moderni, tuttavia, la dominazione della cultura europea è stata talmente totale e schiacciante da ridurre le culture extraeuropee a una condizione di letargo e di ibernazione, come quella araba e cinese, oppure a uno stato di emarginazione e isolamento, come quella bantu e quella andina».

(Ryszard Kapuściński, Nel turbine della storia. Riflessioni sul XXI secolo, Feltrinelli, Milano, 2009)